Come ridurre l’effetto “stanco” dello sguardo?

Come ridurre l’effetto “stanco” dello sguardo? Affidandosi al filler alle occhiaie, ovviamente!
Oggi, è, infatti, possibile trattare efficacemente le antiestetiche occhiaie, senza necessariamente ricorrere alla chirurgia. Ne abbiamo parlato con il Dott. Carlo Ghilardi, direttore sanitario e chirurgo plastico del nostro poliambulatorio, che ci ha spiegato che, tra le soluzioni più efficaci per ridurre l’effetto “stanco” del volto, vi è l’impiego di filler specificamente studiati per il contorno occhi con i quali è possibile attenuare i solchi lacrimali che sono, appunto, responsabili dell’effetto “stanco” dello sguardo.

Il riempimento di questi solchi viene eseguito con micro cannule che minimizzano il gonfiore e gli eventuali lividi, i risultati sono subito apprezzabili e vi è un veloce ritorno alle proprie attività.

A cosa serve l’ecocardiocolordopplergrafia?

Quando si sente parlare di ecocardiocolordopplergrafia si tende subito a pensare a un esame lungo e fastidioso. Come ci ha spiegato il Dott. Andrea Sigismondi, cardiologo del nostro poliambulatorio, “altro non è che un’ecografia del cuore, che dura più o meno 20 minuti e che non è invasivo.
È uno strumento di fondamentale importanza in quanto, attraverso delle sonde ecografiche, consente di valutare la funzione del cuore e in particolare se le valvole cardiache sono normali o se, invece, presentano delle alterazioni. Si rivela un test diagnostico molto utile anche nel caso in cui vi sia il sospetto di una patologia cardiaca che può essere di natura ischemica o di altra natura, come, ad esempio, le cardiomiopatie.
L’ecocardiocolordopplergrafia, infine, è particolarmente indicata per il follow-up nei pazienti con patologie cardiache per valutare se la funzione cardiaca si mantiene nel tempo o se si modifica.

L’importanza dell’elettrocardiogramma

In linea di massima, una buona prevenzione consiglia di sottoporsi ad una visita cardiologica e ad un elettrocardiogramma ogni due anni dopo i 40 anni e, una volta l’anno, dopo i 50 (anche se la frequenza dipende dal risultato dell’esame stesso e dalla presenza di altre patologie).
Insieme al Dott. Andrea Sigismondi, cardiologo del nostro poliambulatorio, abbiamo parlato dell’elettrocardiogramma, esame non invasivo e di semplice realizzazione, utile per la valutazione del ritmo cardiaco.
“Si tratta di un esame molto importante che, in pochi minuti, registra l’attività elettrica del cuore. Può offrire informazioni dalle quali è possibile evincere se vi sono delle aritmie in corso, se vi sono patologie cardiache o se vi sono infiammazioni. Inoltre si rivela molto utile nella valutazione dell’ipertensione, in quanto fornisce dati che possono far sospettare un aumento delle dimensioni delle camere cardiache.

Il podologo in età pediatrica

L’importanza del podologo in età pediatrica – momento in cui viene modellata e disegnata la struttura corporea – è dettata dal fatto che questo periodo di crescita è la base per lo sviluppo armonico del bambino e tutte le problematiche, se non valutate tempestivamente e correttamente, possono portare problemi più o meno gravi nell’età adulta.
Come ci ha spiegato il Dott. Cesare Panseri, podologo del nostro poliambulatorio, la valutazione del piede in età evolutiva inizia quando il bambino ha 3 o 4 anni: prima di questo periodo, infatti, il bambino presenta un pannicolo adiposo plantare di protezione abbastanza spesso, che non sempre permette una visione adeguata della conformazione del piede (spesso, infatti, se si valutano bambini con età inferiore ai 3 anni, si riscontrano spesso piedi piatti).
Con la perdita di questo pannicolo, il piede si presenta con la propria conformazione anatomica ed è appunto in questa fase che è possibile analizzare le alterazioni posturali e, dove necessario, procedere a un intervento correttivo per prevenire ed evitare l’instaurarsi di deformità non più correggibili se non mediante interventi in età adulta.

La valutazione effettuata dal podologo

L’appoggio scorretto del piede causa, spesso, patologie come piede piatto, alluce valgo, dita a martello e callosità: il compito del podologo è, quindi, quello di individuare la causa del disturbo e di cercare di risolverla con la giusta terapia dopo un’attenta valutazione.
Come viene, però, svolto concretamente questo esame?
Ce lo siamo fatti spiegare dal Dott. Cesare Panseri, podologo del nostro poliambulatorio, che ci ha detto come lo stesso si strutturi in una prima fase di valutazione sul lettino, in cui si studia e si valuta il movimento delle varie strutture del piede in scarico, dell’anca e del ginocchio; segue, poi, una valutazione del cammino, che consiste nel far deambulare il paziente per valutare eventuali compensi, appoggio del piede ed eventuali atteggiamenti; infine, vi è l’analisi della calzatura, attraverso la quale si valuta l’usura e le caratteristiche della scarpa, spesso responsabili di eventuali problemi.